IL CANE E LA BAMBINA

Di Ann Weiser Cornell e Barbara McGavin

Dal libro The Radical Acceptance of Everything

C’era una volta una bambina . La bambina desiderava tantissimo avere un compagno con cui giocare, correre e saltare e rotolarsi nell’erba alta. Qualcuno da coccolare nelle fredde serate d’inverno. Un compagno a cui raccontare i suoi segreti. La bambina era fortunata perché,un giorno, con sua grande gioia , ricevette in regalo un bellissimo cucciolo dal pelo lucido , dagli occhi luminosi e dal musetto sorridente.

 

La bambina e il cane si volevano molto bene ed erano molto felici assieme. Ma poi un giorno il cane fece pipì sul tappeto. I genitori della bambina si arrabbiarono molto , sgridarono il cane e dissero alla bambina che avrebbe fatto meglio a controllare molto di più il suo cane , altrimenti chissà cosa sarebbe potuto accadere !!!

La bambina fece del suo meglio per assicurasi che il cane non entrasse nelle stanze “buone “, ma un giorno si dimenticò la porta del salotto aperta. Immaginate il suo spavento quando , entrando nella stanza, vide che il cane aveva rosicchiato quasi del tutto una gamba della sedia preferita di sua madre.

 

Il cane venne bandito sotto al portico. Se mai fosse ancora entrato una volta in casa, se ne sarebbe dovuto andare ! Per ore la bambina rimaneva seduta al freddo, stringendosi al soffice e caldo pelo del suo cane, finchè non veniva scoperta e non le veniva ordinato di rientrare in casa e lasciar stare quel brutto cane cattivo!

 

Un giorno qualcuno dimenticò la porta della cucina aperta e il cane venne scoperto con un altro prezioso possesso di famiglia in bocca. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il padre della bambina gettò un’occhiata al cane e fece per afferrarlo. La bambina si mise a gridare e inveire contro il cane . Lo rincorse e lo cacciò via ,nel bosco dietro casa.

 

All’inizio il cane ritornava ,cercando di intrufolarsi nel giardino dietro casa, ma i suoi genitori si mettevano a urlargli contro e urlavano anche a lei, così la bambina iniziò a tenerlo d’occhio e a cacciarlo via , prima che i genitori se ne accorgessero. Alla fine il cane non si presentò più.

 

In un primo tempo , alla bambina mancò terribilmente il suo amico, ma col passare delle settimane e dei mesi , il ricordo di come si fosse sentita meravigliosamente bene quando giocavano assieme iniziò a svanire. Iniziò perfino a credere ai genitori quando dicevano quanto fosse stato cattivo il cane. Giunse la primavera e arrivarono a casa altri amici che la invitarono a uscire e a giocare con loro. A poco a poco, iniziò a dimenticarsi del cane.

Passarono diversi anni e la famiglia si spostò in un’altra parte della città. Un giorno la bambina ( che era già grandicella ormai ) stava camminando lungo il margine di un grande bosco.. Improvvisamente il suo sguardo venne attirato da un movimento fra le fronde buie, al margine del sentiero. Non era neanche sicura di aver visto qualcosa tanto il movimento era stato fugace . Ma era curiosa e, benché avesse parecchio da fare, pensò che poteva ben fermarsi un paio di minuti ad osservare meglio quel posto. Così rimase completamente immobile ad osservare il punto in cui pensava di aver visto un movimento. Sì c’era qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Qualcosa era lì, nascosto dall’erba alta , sotto gli alberi.

 

Una parte di lei cominciava ad avere anche un po’ paura. E se si fosse trattato di un orso ? O di un lupo? O di un drago ? ( talvolta c’era in lei una parte ancora molto bambina ) . Ma poi si fermò un attimo ,riconobbe la paura e dentro di sé tutto tornò quieto e immobile. Riportò la propria attenzione in quel punto dove c’era qualcosa.. Ora riusciva vagamente a distinguere un paio di occhi scintillanti nel buio, che la stavano osservando con attenzione. Con molta calma , accolse con un sussurro la creatura “ Ciao, ti vedo . Non voglio farti del male. Sto semplicemente qui dove sono. “ e molto lentamente, per non spaventarla, si sedette a terra.

 

Ormai le ombre si stavano allungando, ma lei era seduta lì, immobile come una statua , semplicemente osservando il punto in cui si trovavano quei due occhi scintillanti nel buio. E poi la sua pazienza venne ricompensata. Un muso peloso emerse lentamente. Era così sporco che era difficile capire di quale animale si trattasse veramente. La ragazzina si rendeva conto che era molto spaventato, ma anche che voleva venire più vicino a lei..

Gentilmente la ragazzina disse : “ Sento che hai paura, ma anche che vorresti venire più vicino “ e rimase in attesa di vedere che cosa avrebbe fatto l’animale . Strisciando sulla pancia, la creatura si spinse in avanti poco alla volta finchè la sua testa arrivò quasi a toccare quella della ragazza. Era veramente sudicio. Il suo pelo era arruffato , pieno di nodi e fango. Una parte di lei se ne voleva andare via , preoccupata di sporcarsi il vestito e le mani. Ma guardandolo negli occhi, sentì quanto fosse solo , quanto desiderasse essere accettato da lei esattamente così com’era. Cercò di sentire come voleva che lei stesse lì a fargli compagnia. Sembrava desiderasse essere accarezzato. Provò ad allungare una mano per farsela annusare. Lui la leccò leggermente e poi le posò la testa in grembo. Con dolcezza lei gli accarezzò le orecchie. Ora che era uscito dai cespugli , poteva vedere che si trattava di un cane – ossuto, lercio, spaventato, e terribilmente solo.

 

Stando lì seduta con lui, cominciò a percepire qualcosa di famigliare nel suo aspetto. Qualcosa di famigliare nel modo in cui la guardava negli occhi e posava la testa sul suo grembo. Man mano che gli teneva compagnia quel senso di famigliarità si espandeva in lei, come un qualcosa di proveniente da un sogno lontano, quasi dimenticato. Le ricordava …. ?; Cos’era ? Oh. Le ricordava il suo bellissimo cane. Quello che era stato cacciato via in disgrazia così tanto tempo prima. Ma non poteva essere lo stesso cane. Era passato così tanto tempo. Le si riempirono gli occhi di lacrime ricordando quanta intimità avevano condiviso e quanta gioia aveva provato nel giocare con il suo caro amico.. Provò il desiderio di abbracciare questo cane, ma mentre si muoveva per abbracciarlo, il cane fece un balzo indietro e si mise a ringhiare. Si voltò e scomparve nel buio. La ragazzina rimase scossa, ma poi si rese conto che lo aveva fatto solo perché si era spaventato.

Cominciava a farsi tardi, il sole iniziava a scendere all’ orizzonte. Così si alzò – ma prima di andarsene, disse al buio “ Grazie per essere venuto. Tornerò , così se vorrai venire a trovarmi di nuovo , mi troverai qui. “

 

Nei mesi successivi la ragazza tornò molte volte al margine del bosco. Talvolta gli occhi erano lì ad aspettarla. Altre volte arrivavano dopo un po’ che lei era lì. Talvolta giungevano altre creature al margine del bosco. Lei aspettava con pazienza, entrando a poco a poco in relazione con tutto ciò che giungeva . Il cane imparò ad uscire dal bosco con sempre maggior fiducia , finchè si creò un legame forte e pieno di calore fra i due. Lei gli portò del cibo e una spazzola per il pelo . Con gentilezza sciolse i nodi e spazzolò via il fango finchè il pelò fu di nuovo soffice e brillante. E il suo amato amico emerse nuovamente davanti ai suoi occhi. Il suo musetto sorridente ricomparve. Iniziò a correre, saltare e giocare . E un giorno infine la seguì a casa.

(Traduzione di Bruna Blandino )